link del commento di lunedì 26/1/2009 su Affaritaliani.it
http://www.affaritaliani.it/cronache/ma-lampedusa-cosa-vuole260109.htmlNon si tratta di una domanda banale, almeno per chi come il sottoscritto ha sempre seguito con grande interesse le vicende relative a quella bellissima isola del Mediterraneo che da anni ormai sta sotto le luci dei riflettori dei media nostrani per essere il punto di approdo di quelle navi che dall'Africa ( anzi, diciamocelo, dalla Libia) partono cariche in modo disumano di persone attratte dal miraggio, ad oggi del tutto illusorio, di un'esistenza migliore nel nostro Bel Paese.
Qualcuno aveva sorriso, altri si erano preoccupati quando balzò agli onori della cronaca la strana notizia che proprio da Lampedusa proveniva una delle "new entry" della pattuglia leghista in parlamento, la senatrice Angela Maraventano, ribattezzata dagli stessi padani come "la passionaria". Mai come oggi quel appellativo pare calzante perché la verace signora dell'estremo sud, incurante degli avvertimenti di qualcuno, ha affrontato in un comizio di oltre un'ora una folla di suoi concittadini infuriati per l'iniziativa del Ministro degli Interni Roberto Maroni di aprire proprio sull'isola un centro di identificazione e rimpatrio immediato.
I timori della popolazione locale sono chiari: da giorni serpeggia la paura che l'isola siciliana possa trasformarsi in una Guantanamo mediterranea (cosa c'entri il carcere americano per terroristi con i rimpatri è ancora da chiarire) e così, sindaco in testa, sono scesi in piazza per contestare il Governo, il Ministero degli Interni e la loro conterranea, accusata senza mezzi termini di tradimento.
Ad aggiungere danno al danno, o per dirla con una metafora conosciuta, a mettere la ciliegina sulla torta ci hanno pensato i 1300 clandestini detenuti nel centro di prima accoglienza dell'isola che forzando il cancello della struttura (voci, rigorosamente anonime, affermerebbero invece che le porte della struttura siano state lasciate aperte di proposito) hanno invaso l'isola e si sono uniti ai manifestanti del posto, gli stessi che in passato avevano eletto a furor di popolo un vicesindaco leghista per porre fine ai continui e incessanti sbarchi che da anni rendono nota l'isola nel "continente".
Una coincidenza strana, avvenuta il giorno precedente una fuga che in 10 anni di sbarchi non aveva precedenti, è la visita ai lampedusani del numero due del Partito Democratico Dario Franceschini, che zelante come mai prima d'ora si è recato di persona a visionare la situazione nel Cpa definendo le condizioni dei clandestini ospitati come "inumane".
Si potrebbe discutere parecchio su cosa sia effettivamente disumano, se fare da anni spallucce verso qualcosa di simile alla tratta degli schiavi del 1600, oppure offrire un posto letto, seppur stretto e un pasto caldo a chi ha affrontato il mare senza viveri e senza certezze, il punto però è un altro: cosa si cela dietro il malessere e l'insofferenza che negli ultimi giorni sembra correre da un capo all'altro dell'isola, fuori e dentro il Cpa.Dalla parte dei clandestini è normale la richiesta di essere portati sulla terraferma per poi, come di prassi, fuggire senza lasciare traccia; del resto il viaggio l'hanno affrontato per quello, meno normale è lo scandire slogan in italiano dopo solo pochi giorni dall'ingresso nelle nostre acque, piccoli e banali elementi che però accendono il sospetto che in qualche misura l'intera operazione sia stata voluta e pianificata da qualcuno che clandestino non è.
Dal lato dei lapedusani la risposta più scontata, e forse la maggiormente corretta, è la solita: le iniziative per risolvere la questione e rimpatriare immediatamente i clandestini vanno bene, ma non a casa nostra, lo si faccia altrove. E' un male italiano, trasversale da Nord a Sud, quello per cui si trovano tutti d'accordo nel risolvere un problema ma nessuno vuole la soluzione sotto casa; è accaduto con la Tav, accade quando qualcuno fa il sacrilego pensiero di costruire una discarica a Napoli, succede ovunque si pensi di costruire un inceneritore o una centrale elettrica.
Ad essere maliziosi poi si potrebbero anche fare ipotesi più spinte, come pensare che i lampedusani sia stati di recente resi "edotti" su quali potrebbero essere le conseguenze per l'isola mediterranea se gli sbarchi venissero meno. Sarebbe fatale del resto che se nell'Africa settentrionale (chiedo venia, in Libia) passasse il messaggio che sbarcare a Lampedusa equivarrebbe ad essere immediatamente rimpatriati nel giro di qualche anno la situazione si risolverebbe, ma con quali conseguenze? Innanzitutto inizierebbero a venir meno quelle centinaia di poliziotti che con famiglie annesse alloggiano a Lampedusa e sono diventati "manna" per il commercio locale, naturalmente cesserebbero poi le sovvenzioni per lo stato di emergenza costante e addio a quei benefit che prima dell'esodo erano impensabili. Ipotesi maliziosa? Certamente, ma come diceva Giulio Andreotti a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Teo Lazzaro